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11 Ottobre 2025

"L’Agricoltura di domani: dalla ricerca al campo": esperti e istituzioni a confronto a Parma

Un successo la prima edizione del Lab Parma

Aprirsi alla sperimentazione scientifica, senza pregiudizi. Fare ricerca, valutare i risultati e poi decidere se applicare le conoscenze all’ambito agricolo per migliorare le produzioni, partendo dalle Tea (Tecniche di evoluzione assistita) che permettono di accelerare processi che avvengono naturalmente, ma in quel caso con tempi più lunghi.

Sono stati questi alcuni dei temi al centro del convegno “L’agricoltura di domani: dalla ricerca al campo” promosso al Palazzo del Governatore da Confagricoltura Parma – con il patrocinio di Comune di Parma, Provincia di Parma e Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Provincia di Parma – nell’ambito del Food&Science Festival Lab Parma, in collaborazione con Frame-Divagazioni scientifiche e moderazione a cura di Alberto Agliotti.

Cambiamento climatico (stress idrico ed aumento della ventosità), incremento demografico, nuove esigenze dei mercati (cresce l’interesse per il riso rispetto alla pasta) ed instabilità politica. Questi i fattori oggetto di analisi che rendono imprescindibile una valutazione di quelli che possono essere i benefici derivanti dalla scienza.

“Il tema della ricerca – ha evidenziato Roberto Gelfi, presidente di Confagricoltura Parma – non si può ridurre ad una guerra di religione, ad una netta contrapposizione tra favorevoli e contrari. Deve, invece, essere terreno di confronto e di sperimentazione, tenendo conto di tanti fattori, a partire dalla constatazione indiscutibile che l’agricoltura è un settore economico a tutti gli effetti e che risponde alle regole economiche come ogni altro settore produttivo, avendo come obbiettivo prioritario quello di fornire sicurezza alimentare, in termini non solo di qualità e salubrità, ma anche di quantità, da rendere pienamente e regolarmente disponibile sui mercati. Bene dunque il dibattito scientifico sulla ricerca e l’innovazione che possono aiutare l’agricoltura a raggiungere i propri obbiettivi, ma l’agricoltura non deve essere lasciata da sola a difendere le opportunità offerte dal progresso tecnico-scientifico, che in ultima analisi avvantaggia anche fornitori e clienti del settore primario, sino ad arrivare al consumatore finale. Il settore primario ha bisogno di regole semplici, chiare. Non soltanto di divieti. Siamo un settore vitale per il pianeta: le crisi politiche ed il Covid lo hanno dimostrato. Significativo, inoltre, il tema della velocità d’azione che fenomeni rilevanti ed impetuosi come il cambiamento climatico richiedono oggi al progresso genetico: bisogna fare in fretta ed è per questo che mai come ora è necessario aprirsi alla conoscenza e alla ricerca scientifica”.

Ad aprire il convegno i saluti istituzionali.

“È giusto discutere, laicamente, di questi temi – il messaggio di Gianluca Borghi, assessore alla Sostenibilità ambientale, energetica e mobilità del Comune di Parma -. Il Comune è disponibile al dialogo. Non neghiamo la scienza e siamo convinti che vi possa essere un’innovazione tecnologica che non debba per forza di cose spaventare”. Sulla stessa linea il consigliere provinciale delegato alle Attività produttive Fabio Bonatti: “I temi del convegno ci chiedono di guardare avanti. L’agricoltura è anche profonda innovazione. La Provincia può essere il luogo, neutro, in cui ospitare il confronto”.

Numerosi i contributi tecnico-scientifici.

“Il miglioramento genetico – spiega la biologa e giornalista scientifica Anna Meldolesi, autrice di un focus sul Crispr Revolution (la tecnica più evoluta delle Tea) – serve per tenere l’agricoltura, locale ed italiana, al passo con le sfide che derivano dal cambiamento climatico e dalle esigenze dei consumatori. Per farlo è necessario ricorrere a tecnologie affidabili, rapide, precise come le Tea che consentono di ottenere risultati simili a quelli che si avrebbero naturalmente, ma con un pizzico di velocità in più”.

In questo percorso un ruolo centrale può averlo la ricerca italiana “che ha fatto passi da gigante nello studio della genomica – sottolinea Stefania Masci, presidente della Siga (Società italiana di genetica agraria) – consentendo di raggiungere importanti risultati (pomodoro, grano, vite) per affrontare le sfide della sicurezza alimentare, della qualità nutrizionale e della sostenibilità ambientale”.

Alessandro Nicolia, ricercatore del Crea (Centro di ricerca orticoltura e florovivaismo) ha promosso un approfondimento sul tema “Ngt-1: quando il pomodoro si difende sa solo” illustrando la sperimentazione ospitata alla Stuard di Parma (concluso il primo di tre anni di sperimentazione), mentre Stefano Boncompagni, responsabile del settore fitosanitario e della difesa delle produzioni della Regione Emilia-Romagna, ha approfondito il tema delle normative in evoluzione, sentenziando: “Se vogliamo affrontare le sfide che ci aspettano è difficile rinunciare all’innovazione. Serve un approccio pragmatico tenendo conto dei rischi diretti ed indiretti”.

Quindi spazio alla tavola rotonda dal titolo “Dal seme al prodotto, la filiera si confronta”.

“Il miglioramento genetico ci può aiutare – spiega Alessandro Piva, direttore dell’Aop Cio e vicepresidente dell’Oi Pomodoro da industria del Nord Italia – con l’introduzione di nuove varietà più performarti e resistenti. Il problema è che le varietà arrivano da due grandi multinazionali ed il settore si deve adeguare”.

Per Silvia Giuliani, responsabile della sezione Costitutori di Assosementi “è importante avere le Tea, anche per le piccole aziende. Serve una normativa europea chiara che ci permetta di tenere il passo del resto del mondo”.

Roberto Ranieri, presidente dell’Azienda agraria sperimentale Stuard e fondatore di Open fields, ha parlato della sperimentazione sul pomodoro da industria a Parma: “un impegno notevole che ha richiesto un confronto con associazioni ed organizzazioni che guardano con sospetto alla ricerca scientifica”.

Antonio Casana, consigliere Anicav, è fiducioso: “Sono ottimista perché credo che l’innovazione possa portare vantaggi a tutti. Comprendo il principio di precauzione, ma credo che l’Europa non voglia perdere questo treno”.

Per la senatrice Silvia Fregolent, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, non si può prescindere da un punto fermo: “La ricerca deve essere a gestione pubblica. Dobbiamo attrezzarci per avere gli strumenti necessari per competere con altri paesi. La scienza si mette a disposizione dell’agricoltura e l’agricoltura, anche grazie ad organizzazioni lungimiranti come Confagricoltura, punta sulla conoscenza per andare oltre ai pregiudizi. Dobbiamo strutturare un sistema che ci permetta di capire cosa stiamo mangiando”.