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18 Maggio 2025

Aggiungi un posto in orbita

L'incontro serale del Festival con Paolo Nespoli, Luca Perri e Adrian Fartade

313 giorni, 2 ore e 36 minuti. È il tempo che Paolo Nespoli ha trascorso nello spazio, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Si è aperto con questi dati (e altri, pure sorprendenti: la velocità a cui la ISS si muove, 28.000 km orari!) l’incontro che ha visto l’astronauta ospite della conferenza serale del Food&Science Festival insieme ai divulgatori scientifici Adrian Fartade e Luca Perri.

Come si vive nello spazio? Come ci si prepara alla partenza? È dura psicologicamente? Tante domande per rispondere alle curiosità di un pubblico numerosissimo, che ha fatto registrare il sold-out al Teatro Sociale. Al centro, ovviamente, il cibo: quello mangiato stando sospesi o a testa in giù, quello condiviso con gli altri astronauti che unisce oltre le differenze culturali e fa emergere somiglianze e differenze, ma anche quello che sorprende e allevia i tanti pasti a base di alimenti liofilizzati. È il caso delle quattro pizze “ordinate” scherzosamente al telefono da Nespoli durante una missione, e fatte arrivare davvero dalla NASA con un carico di rifornimenti, fondamentali per spezzare la noia di pranzi e cene “in scatole e bustine, come se fosse sempre un pranzo al sacco”.

Una panoramica su come si mangia nello spazio oggi, ma domani? A rispondere è arrivato Adrian Fartade, che ha davvero portato l’agricoltura “in orbita”. È stato lui a spiegare l’importanza della coltivazione nello spazio, anche considerando che quella terrestre, dipendendo principalmente dagli agenti atmosferici, potrà conoscere un futuro piuttosto complicato: il cambiamento climatico unito alla crescita demografica dovrà necessariamente spingere a un ripensamento sul modo in cui viene prodotto il cibo, e la ricerca sull’agricoltura spaziale è fondamentale in questo senso. “Sperimentare in orbita oggi ci dà strumenti per immaginare come coltiveremo domani”, ha concluso, “È questo il secolo in cui possiamo fare la differenza”.

A fargli eco Luca Perri, che con il proprio intervento ha puntato su Marte. Al centro di prospettive futuribili di colonizzazione, il pianeta rosso non è poi così ospitale: coltivare non è semplice, sia per via della gravità ridotta sia per le radiazioni superiori (tre giorni su Marte equivalgono alla dose di 1 anno di radiazioni sulla terra), il suolo presenta molte criticità (non trattiene acqua, per dirne una) e il rischio della cosiddetta menù fatigue – mangiare sempre le stesse cose – è alto. Passi avanti però sono stati fatti, e alcuni segnali sono incoraggianti: delle 14 coltivazioni tentate, alcune – pomodori, segale, carote – crescono meglio che sulla terra, e la sperimentazione sulla carne in vitro sarà fondamentale per pensare anche a prodotti che non siano solo vegetali.

Un viaggio nel futuro e nello spazio, da cui però il pubblico è tornato con un messaggio urgente: la necessità, più che di “terraformare” un altro pianeta, di investire oggi per mantenere “terraformato” il nostro.