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Materiali Stampa  |  02 Ottobre 2021

I Giovani di Confagricoltura portano al Food&Science Festival un momento di confronto sul carbon farming

2 ottobre 2021. Come unire minori emissioni di CO2 e miglioramento della fertilità dei suoli, biodiversità e produttività delle aziende agricole? Una delle risposte è il carbon farming, l’insieme di metodi agricoli utili per facilitare l’assorbimento del carbonio nel suolo, nelle radici, nel legno e nelle foglie delle colture e per ridurre, al tempo stesso, la presenza di carbonio nell’atmosfera. A discuterne oggi, durante l’incontroCarbon sequestration: il “nuovo” ruolo dell’agricoltura organizzato dai Giovani di Confagricoltura – Anga a Palazzo della Ragione nell’ambito del Food&Science Festival che prosegue fino a domani a Mantova e online, Dwayne Beck, docente al Plant Science Department della South Dakota State University degli Stati Uniti (in collegamento digitale) e Mauro Grandi, imprenditore di Confagricoltura, co-fondatore e dirigente di HiWeiss srl, start-up che produce isolati proteici da fonti vegetali. A moderarli, il presidente dei Giovani di Confagricoltura – Anga Francesco Mastrandrea.

Il mondo scientifico e quello imprenditoriale sono chiamati ad agire in sinergia per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e di neutralità carbonica: Dwayne Beck, uno dei maggiori esperti al mondo di agricoltura rigenerativa, ha spiegato il suo lavoro, iniziato oltre trent’anni fa, raccontando la realtà della Dakota Lakes Research Farm, che si trova negli Stati Uniti, tra Denver e Minneapolis. “Le società agricole tradizionali hanno fallito perché si basavano su sistemi estrattivi e non ciclici. Nel 1889 il South Dakota è diventato uno Stato e in questo periodo il ciclo dell’acqua è stato completamente danneggiato dalle tempeste di sabbia e da un’esondazione del fiume Missouri”. Ha quindi raccontato come, con la sua squadra di lavoro, si sia reso conto della necessità di ripristinare il ciclo dell’acqua: a partire dal 1986 hanno provato a farla defluire con un sistema di irrigazione e sono riusciti, con un processo durato quasi trent’anni, a cambiare la frequenza delle colture

“Volevamo migliorare le rese e la gestione dei processi dell’ecosistema attraverso la vegetazione naturale. La maggior parte delle ricerche agricole tratta i sintomi ma non indaga le cause: c’è troppa enfasi sull’ottimizzazione di sistemi lineari che si basano sull’input e output senza prendere in considerazione i cicli. Il nostro approccio si basa invece su un’attenzione al terreno, alla diversità, le condizioni delle radici, cerchiamo di non alterare il sistema, utilizziamo l’integrazione del bestiame”, ha proseguito. “La salute del terreno non è un obiettivo ma il risultato di azioni realizzate in modo appropriato: l’agricoltura rigenerativa mima la diversità e i cicli naturali ma spesso questo termine viene utilizzato in modo errato. La Dakota Lakes Research Farm entro il 2026 sarà completamente neutra in termini di combustibili fossili”. Infine, ha evidenziato come la società debba cambiare mentalità, pensando a degli obiettivi a lungo termine per agire nel modo migliore in un’ottica di salvaguardia ambientale. 

Anche Mauro Grandi ha raccontato la sua esperienza, iniziata da studente: dal 1995 si è infatti dedicato a provare a capire come applicare un processo di gestione virtuosa del carbonio nella sua azienda cerealicola-foraggera con sede a Barbianello (Pavia). Questo è avvenuto a partire da una completa riconversione a partire dall’erba medica: un processo che ha comportato una serie di vantaggi e di risparmi, come quello di poter gestire centinaia di ettari con mezzi non superiori ai 150 cavalli. Era però necessario avere macchine adeguate per la seminazione: nel 2004-2005, dopo alcuni viaggi, ha individuato la soluzione ideale. L’incremento della sostanza organica ha comportato enormi benefici in termine di irrigazione e transitabilità delle macchine e ad oggi il 100% dell’azienda è gestita a sodo. In futuro, la sostenibilità di molti processi industriali nel ridurre le emissioni sarà legata a un mercato di scambio. 

“Grazie alla testimonianza di Mauro Grandi è possibile capire concretamente come anche in Italia e in Europa si possano adottare queste tecniche”, ha commentato Francesco Mastrandrea. “È importante far passare l’idea che gli agricoltori devono essere testimoni e protagonisti di questa rivoluzione, che risponde a bisogni ambientali, sociali ed economici. Questo è l’obiettivo a cui dovremo lavorare nei prossimi anni. Siamo in un momento di definizione del piano strategico nazionale e si parla ancora poco di questi temi, il lavoro da fare è ancora molto”.

“Ringrazio i relatori per i preziosi contributi che hanno portato all’attenzione del pubblico durante l’evento di oggi”, ha detto Edoardo Gibelli, presidente dei Giovani di Confagricoltura Mantova. “Come giovani imprenditori agricoli siamo chiamati ogni giorno a rispondere a sfide decisive per il futuro, e una delle più importanti riguarda di certo la lotta ai cambiamenti climatici. L’agricoltura, in questo senso, può essere attrice protagonista”.

Il Festival è promosso da Confagricoltura Mantova, ideato da FRAME – Divagazioni scientifiche e organizzato da Mantova Agricola. Si avvale di Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ministero della Transizione Ecologica, Regione Lombardia, Comune di Mantova, Camera di Commercio di Mantova, Politecnico di Milano,Parco del Mincio, Confcommercio Mantova, Autorità europea per la sicurezza alimentare, Fondazione BPA Poggio Rusco come partner istituzionali; di Syngenta, Gruppo Tea, Esselunga, Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano e Consorzio Tutela Grana Padano come main partner; del sostegno di Fondazione Banca Agricola Mantovana; di Unaitalia, Istituto Gelato Italiano, Purina, Gruppo Giancarlo Bianchini & c. S.n.c. e Chr. Hansencome sponsor; di De Simoni come sponsor tecnico; di Sky TG24 e Rai Radio3 come media partner.